Le origini buddiste

La prima indicazione che la coltivazione di uno stato mentale di consapevolezza ci aiuta nel contenere e sciogliere la so!erenza ci viene dalle scritture

buddhiste.

Il buddismo è piuttosto diverso dalle altre tradizioni spirituali, in quanto appare molto più a”ne ad una sfera psicologica che religiosa.

Nei suoi insegnamenti il Buddha si è molto più occupato di esplorare la dimensione mentale e sensoriale dell’uomo, rivelandosi un acuto e ra”nato

studioso dei molteplici stati di coscienza, piuttosto che della dimensione dell’anima e della sua relazione con una qualche entità sovrannaturale. Quando

nel buddismo si parla di liberazione, si intende liberazione dalla so!erenza. Secondo la psicologia buddhista le tre cause fondamentali della so!erenza

umana sono:

a) l’attaccamento – la separazione da ciò che è caro è so!erenza – che può esprimersi come dipendenza (da persone, sostanze o oggetti esterni come

anche dall’essere sedotti da se stessi dalle proprie idee, fantasie, desideri), paura di abbandono, avarizia ecc.(contrapposto a equanimità, generosità o

rinuncia);

b) l’avversione – l’unione con ciò che non è caro è so!erenza – : rabbia, criticismo, giudizio negativo, controllo dell’altro (contrapposta alla benevolenza,

compassione, accettazione);

c) visione errata, distorsione o ignoranza della realtà, distacco a!ettivo ed emotivo, negazione, intellettualizzazione, dissociazione (contrapposta a

saggezza)

La cessazione della so!erenza deriva dal conseguimento, attraverso pratiche etiche e meditative, di quella saggezza che risveglia dall’ignoranza, da cui

discendono appunto attaccamento e avversione, con il conseguente abbandono di queste due usuali automatiche modalità della mente di essere in

relazione con gli oggetti sensoriali (compresi gli stessi oggetti mentali). Tre appaiono i punti fondamentali del sentiero buddhista verso la liberazione: la

pratica di Sila, virtù o purezza morale che puri$ca la mente; Samadhi, concentrazione meditativa, che calma e uni$ca la mente e Satisampajanna,

attenzione che porta a chiara comprensione e che libera la mente dall’ignoranza.

L’esperienza mentale a cui facciamo oggi riferimento nei programmi Mindfulness Based si riferisce proprio alla « retta consapevolezza » (Samma Sati),

questa attenzione che porta a chiara comprensione, e alla sua coltivazione e sviluppo, fondandosi su pratiche che provengono dalla tradizione

buddhista theravada (la più antica delle tre grandi correnti meditative buddiste), in particolare sulla pratica di meditazione Vipassana (presenza

mentale o chiara visione) di!use in Asia meridionale, Birmania, Cambogia, Laos e Thailandia da 2500 anni.

Meditazione dunque come pratica di auto-conoscenza i cui presupposti prevedono un’investigazione continua della realtà interiore ed esteriore per

arrivare ad eliminare la so!erenza attraverso un cammino di liberazione.

I cardini della meditazione Vipassana vengono descritti dal Buddha nel “Mahasatipatthanasuttanta – Grande discorso della Presenza Mentale”- che

indica come oggetti di investigazione diretta “strenua, con piena comprensione e consapevolezza, avendo rimosso la cupidigia e l’angoscia nei riguardi

del mondo” i cinque aggregati (che sono, secondo il buddismo, i costituenti psico-$sici della persona umana) e cioè il corpo, le sensazioni, la

percezione, i fenomeni mentali e la coscienza. L’applicazione clinica della meditazione di tradizione buddhista è stata oggetto di uno studio intensivo

volto a indagare i possibili correlati neurali della consapevolezza mindful.

Gli studiosi pensano che la pratica del buddhismo, che ha quasi 2500 anni, sia un modo per studiare la natura della mente (Germer, Siegel, Fulton,

2005; Lutz, Dunne, Davidson, 2007; Epstein, 1995; Waldon, 2006) più che una tradizione teistica. “Leggere antichi testi buddhisti convincerà il clinico del

fatto che il Buddha era essenzialmente uno psicologo” (Germer, 2005, p. 13). È possibile praticare una meditazione mindful di derivazione buddhista e

abbracciare alcuni aspetti della visione psicologica della mente connessa a questa prospettiva e contemporaneamente continuare a coltivare la propria

fede e la propria appartenenza a una religione diversa.

Nella pratica contemplativa mindfuI, si focalizza la mente in modi specifìci per sviluppare una forma più rigorosa di consapevolezza del momento

presente che può alleviare in modo diretto la so!erenza della propria vita.

A cura di Bianca Pescatori e Loredana Vistarini CISM centro Italiano Studi Mindfulness

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mindfulness